TAVOLE
« […] non cerco di istruire lo spettatore dall’alto di un sapere preesistente[...]prima di realizzare un film meno ne so sulla questione meglio è. Quest’atteggiamento ha un vantaggio: lascia campo libero [...] all’incontro.[…]Tale quadro non è soltanto uno spazio. È tutto ciò che si mette in opera affinché quelle cose avvengano: un’atmosfera, un modo di relazionarsi con le persone riprese, una disponibilità, un desiderio, un’etica, anche una sorta di gioco..[…]Per me un film è un po’ questo. È poter accogliere l’imprevisto in un quadro determinato» La ricerca pittorica quì mostrata è ben descritta da questo estratto di N.Philibert. Ciò che si apre allo sguardo è un mondo pittorico scultoreo che indaga la coesistenza di caso e ordine. Su di una tavola lavorata, che presenta segni e tracce di un passato sconosciuto, il tentativo è quello di estrapolare figure, soggetti misteriosi di un mondo che diventa abitato poco a poco. L'aspetto più misterioso, alla fine del processo pittorico, è constatare come le figure trovate-realizzate, sembrino le uniche a poter abitare quel luogo, quelle e nient'altro potrebbero occupare quello spazio. Così, caso, ordine, destino, intenzione si intrecciano mescolandosi e confondendosi l'uno nella definizione dell'altro.